☀ Estate: guida alla scelta dell’SPF e del fototipo di pelle ║ Consigli per l’esposizione al sole ☀

Buon dì girls 💙

L’ultima volta ci siamo lasciate con la Guida alla scelta dei filtri solari ma il discorso non è ancora completamente chiuso, anche perchè non vi ho lasciato i miei consigli per l’estate riguardanti una corretta e sicura esposizione al sole.

Ordunque: dopo avere constatato la “bontà” della protezione solare – con un notevole occhio di riguardo all’INCI e ai filtri solari in esso contenuti – è necessario scegliere l’SPF, ossia il fattore di protezione, adatto a noi. Per fare questo, sarà sufficiente conoscere il proprio fototipo di pelle.

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SPF: COS’E’?

L’SPF (Fattore di protezione Solare) indica la capacità di filtrare i raggi UV.

Il numero è calcolato con procedure diverse a seconda dei paesi, ma in ogni caso fa riferimento alla quantità di raggi UV che vengono bloccati e respinti e a quanto viene ritardato l’insorgere dell’eritema.

Semplificando, gli UV che raggiungono la pelle sono uguali a 1/SPF di quelli irraggiati:

  • SPF 50 significa che solo 1/50esimo degli UVB raggiunge la pelle (= 2%)
  • SPF 20 significa che solo 1/20esimo degli UVB raggiunge la pelle (= 5%)
  • Eccetera…

Oggi è richiesto che anche gli UVA vengano filtrati dal cosmetico solare per almeno un terzo della capacità filtrante degli UVB. Quindi, se un prodotto lascia arrivare alla pelle solo un 2% degli UVB, dovrebbe lasciar arrivare anche solo un 6% circa di UVA.

Il calcolo di quanti UVB vengono filtrati dal cosmetico si riconduce alla dose di ultravioletti che induce l’eritema sulla pelle. Questo è il parametro che viene considerato nei test. ATTENZIONE perchè non bisogna intendere « SPF = moltiplicatore del tempo che posso stare al sole prima che compaia l’eritema »… questo è un ERRORE, perchè bisogna considerare tutta una serie di aspetti che, per semplicità, qui tralasceremo.

Sono fondamentali i caratteri di stabilità e sostantività della protezione solare: se questa è poco stabile (il discorso dei filtri stabili e non stabili discussi nella guida precedente) e si rimuove facilmente un SPF 50+, questo potrebbe necessitare di una riapplicazione ogni 30 minuti.

Un solare che si applica male, che si rimuove facilmente e che possiede filtri non stabili, equivale a creare danni quasi nella stessa misura di un’esposizione al sole senza protezione, anche se in etichetta c’è scritto SPF 50+

Quindi, l’SPF non descrive la “sostantività” del prodotto, cioè la capacità di restare sulla pelle. Un solare SPF 50 che dopo 5 minuti di sudore va via, può proteggere la pelle molto meno di un solare con SPF molto più basso ma più resistente.

I solari devono essere applicati in giusta quantità e le applicazioni vanno ripetute nel tempo
. Se un prodotto SPF 30 ha una applicabilità o una tenuta superiore a quello a SPF 50, tra i due potrebbe essere preferibile utilizzare quello a SPF più basso, in quanto la scelta deve essere orientata dalla classe della protezione (bassa, media, alta, molto alta) e dalla resistenza. Il numeretto è relativo.

A proposito della classe, la Commissione Europea ha rilasciato, qualche anno fa, delle linee guida per l’etichettatura dei cosmetici solari, che sono le seguenti:

Quattro classi di protezione

Bassa

Media

Alta

Molto alta

e otto valori di SPF

6 – 10 = bassa

15 – 20 – 25 = media

30 – 50 = alta

50 + = molto alta

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COS’E’ IL FOTOTIPO DELLA PELLE?

Il fototipo di una persona è una classificazione utilizzata in dermatologia, determinata sulla qualità e sulla quantità di melanina presente in condizioni basali nella pelle. Esso indica le reazioni della pelle all’esposizione alla radiazione ultravioletta ed il tipo di abbronzatura che è possibile ottenere tramite essa.

Conoscere il proprio fototipo è fondamentale per preservare la salute della propria pelle e per sapere come comportarsi correttamente durante l’esposizione alla radiazione ultravioletta della luce solare. Inoltre, per completezza, sarebbe ideale conoscere, oltre al fototipo della pelle, l’indice UV dell’ora in cui ci si espone.

La dermatologia distingue sei tipi di fototipo, a seconda delle caratteristiche dell’individuo e della reazione all’esposizione ai raggi ultravioletti:

★ Fototipo I ∼ Soggetti con carnagione molto chiara ⇒ capelli di colore biondo o rosso, occhi chiari, con efelidi. Pelle molto sensibile che sviluppa un eritema evidente ad ogni esposizione al sole non protetta. La reazione ai raggi ultravioletti è elevatissima, con grave rischio di danni permanenti. L’abbronzatura resta molto lieve o del tutto inesistente.

Fototipo II ∼ Soggetti con carnagione chiara spesso con efelidi, capelli di colore biondo scuro o castano chiaro, occhi chiari o scuri. Questo tipo di pelle è delicato e tende a scottarsi facilmente soprattutto in seguito all’esposizione intensiva al sole. L’abbronzatura è leggera e conferisce alla carnagione un colorito dorato.

Fototipo III ∼ Soggetti con carnagione bruno-chiara capelli di colore castano, occhi chiari o scuri. Questo tipo di pelle può scottarsi in seguito all’esposizione intensiva al sole. L’abbronzatura risulta pronunciata ed omogenea.

Fototipo IV ∼ Soggetti con carnagione olivastra o scura ⇒ capelli di colore castano scuro o nero, occhi scuri. Questo tipo di pelle è poco sensibile e reagisce raramente all’esposizione intensiva al sole. L’abbronzatura risulta intensa.

Fototipo V ∼ Soggetti con carnagione bruno-olivastra capelli neri, occhi scuri. Questo tipo di pelle non reagisce mai all’esposizione al sole.

Fototipo VI ∼ Soggetti con carnagione nera ⇒ capelli neri, occhi scuri. Non vi è differenza di colorazione in base all’esposizione alla luce solare.

fototipi

Credit Image: KosDerma Italia

La protezione va scelta proprio in base al fototipo:

  • SPF 50+ protezione molto alta ⇒ Fototipo 1
  • SPF da 50 a 30 protezione alta ⇒ Fototipo 2, 3
  • SPF da 25 a 15 protezione media ⇒ Fototipo 3, 4, 5
  • SPF da 10 a 6 protezione bassa ⇒ Fototipo 5, 6

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BUONI CONSIGLI PER UNA SICURA ESPOSIZIONE AL SOLE

  1. L’esposizione al sole migliora il tono dell’umore, rafforza i meccanismi di difesa intrinseci dell’organismo ed attiva la vitamina D fondamentale per l’assorbimento e la fissazione del calcio nelle ossa. L’esposizione alla luce solare può aiutare a curare e risolvere alcune patologie, soprattutto a livello cutaneo, quali la psoriasi. Gli effetti da positivi possono tramutarsi in negativi se non ci si espone al sole con moderazione e cautela. Una scorretta esposizione oltre a favorire la comparsa di eritemi, provoca un invecchiamento precoce della cute e costituisce fattore di rischio per la comparsa di tumori della pelle.
  2. Rinnovare ogni tanto l’applicazione della crema solare, soprattutto dopo ogni bagno. L’applicazione della crema protettiva non deve però autorizzare esposizioni al sole eccessive e prolungate: è importante procedere con gradualità ed aumentare progressivamente la durata dell’esposizione.
  3. Evitare di esporsi nelle ore centrali della giornata, dalle ore 12 alle ore 16, in cui l’irraggiamento solare è al massimo dell’intensità.
  4. Proteggersi sia dalla luce indiretta, perché acqua e sabbia riflettono comunque i raggi del sole e sia dal cielo nuvoloso, perché le nuvole lasciano comunque passare buona parte dei raggi ultravioletti.
  5. I bambini (soprattutto i piccoli di età inferiore ai 3 anni) non devono essere esposti durante le ore di irraggiamento più intenso (portarli via dalla spiaggia prima delle 11 ed eventualmente riportarli dopo le 16), devono inoltre essere protetti con creme ad alto indice di protezione, con un cappellino (possibilmente con visiera) e, soprattutto se la pelle è molto chiara, con una maglietta.
  6. Proteggere la pelle anche quando si svolge una qualsiasi attività all’aria aperta.
  7. Attenzione agli occhi: è bene proteggerli dall’azione dei raggi ultravioletti indossando dei buoni occhiali da sole.
  8. Durante l’esposizione al sole bere molta acqua (non troppo fredda!) – perché tendiamo a disidratarci – ed evitare l’ingestione di bevande alcoliche.
  9. Tenere presente che alcuni farmaci (ad esempio contraccettivi orali, antimicrobici, antistaminici, antinfiammatori, antidepressivi ecc.) possono causare l’insorgenza di reazioni di fotosensibilizzazione con conseguente comparsa di macchie ed eruzioni cutanee.
  10. Evitare di fare il bagno se non si è in ottime condizioni psicofisiche.
  11. Privilegiare un’alimentazione leggera e digeribile evitando cibi grassi ed ipercalorici.
  12. Entrare in acqua gradualmente, avendo cura di bagnare prima la testa, quindi l’addome ed infine il petto.
  13. Evitare le assurde imprudenze: non allontanarsi eccessivamente dalla riva, coloro che non sanno nuotare devono rigorosamente bagnarsi in acque basse, non entrare in acqua quando è esposta la bandiera rossa e comunque quando il mare è molto mosso, se soffia un forte vento o se ci sono delle correnti ed infine evitare di tuffarsi dagli scogli.
  14. Non utilizzare solari scaduti (controllare sempre il PAO, di solito hanno durata 12 mesi) che si rivelerebbero inefficaci.

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Non mi resta che augurarvi una buona estate a tutte e a tutti! 💙

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Fonti:
www.angelini.it
www.nononsensecosmethic.org
https://it.wikipedia.org
http://scienzaesalute.blogosfere.it

☀ Consigli utili per l’estate: guida alla scelta dei filtri solari ☀

Buongiorno gioie 💚

Abbiamo appena dato il benvenuto al mese di Giugno e questo significa che ci stiamo preparando a salutare la primavera per accogliere l’estate 🌊☀ una stagione un pò “altalenante”: non per tutti significa vacanza – purtroppo gli impegni e i doveri non partono mai – e il caldo che arriverà porterà spossatezza e sudore continuo. Tuttavia, la bella stagione ha un qualcosa che rende tutto un po’ più leggero, solare e vivace che, per quanto mi riguarda, permette di sorvolare sugli aspetti meno piacevoli – così parla la meteoropatica che è in me -: sarà il sole, sarà il mare (per qualcuno la montagna o altri fantastici paesaggi), saranno i colori allegri e vivaci che mi fanno sentire bene.

In ogni caso, alla bellezza è giusto affiancare la sicurezza, soprattutto adesso che saremmo soggetti frequentemente ed anche involontariamente all’esposizione al sole: come ben saprete, percepiamo i raggi UVA e UVB non solo andando al mare o in alta montagna ma, più semplicemente, anche solo camminando in città quando ci rechiamo a lavoro. 

L’anno scorso, all’incirca di questi tempi, mi avvicinavo al mondo del buon INCI e – successivamente alla Guida all’INCI dei prodotti cosmetici – ho colto l’occasione per riportarvi anche una piccola guida sui filtri solari che vi ripropongo quest’anno: se ricoprono importanza gli ingredienti che fanno parte dei cosmetici che utilizziamo tutti i giorni, maggiore attenzione va posta agli stessi contenuti nelle protezioni solari, quei prodotti, dunque, incaricati di proteggere la nostra pelle dall’invecchiamento e dai danni provocati dai raggi ultravioletti, nonchè da eventuali irritazioni o arrossamenti.

So che i nomi sono astrusi e che vi sembrerà tutto difficilissimo, ma non gettate la spugna… Munitevi di eventuale foglietto e controllate meglio che potete il prodotto che vi interessa. L’anno scorso ho dato un’occhiata abbondante ai solari da supermercato e se avete domande su qualcuno di essi, scrivetemele in un commento e vedrò di potervi aiutare 😉

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Innanzitutto, il solare deve proteggerci sia dai raggi UVA, cioè quelli che creano l’invecchiamento e danni alle pelle, sia dai raggi UVB, cioè quelli che provocano arrossamenti e eritemi.

I solari possono esser costituiti da due tipologie di filtri: quelli fisici e quelli chimici.

Tra i filtri fisici si distinguono:

  • Il biossido di titanio (Titanium Dioxide) – protettore raggi UVB e UVA
*CHIARIMENTI SULLA SICUREZZA DEL BIOSSIDO DI TITANIO*
Quando utilizzato come filtro solare, il Biossido di Titanio ha lo svantaggio di lasciare un antiestetico strato bianco sulla pelle – il famoso “pastone” dei solari bio -.
La riduzione del diametro delle particelle di minerale fino alle dimensioni di nanoparticelle, elimina in parte questo problema, mentre vengono conservate le proprietà assorbenti e disperdenti della luce. Al diminuire delle dimensioni delle particelle aumenta la capacità riflettente nei confronti delle radiazioni UVB, mentre si riduce quella nei confronti degli UVA.
Al fine di evitare l’agglomerazione delle microparticelle per attrazione elettrostatica, il filtro viene rivestito (allumina, stearati, siliconi) e/o predisperso in un veicolo adatto. Il rivestimento è utile anche per ridurre l’attività fotocatalitica del titanio (ovvero l’innesco di reazioni chimiche che generano radicali liberi dannosi per la pelle) che ha luogo quando esposto alla luce solare. Anche l’uso di antiossidanti nelle formulazioni contenenti Titanium Dioxide aiuta a prevenire questa reazione.
In commercio è disponibile un biossido di titanio contenente piccole percentuali di ioni manganese – in questo caso è chiamato Optisol -, che presenta una maggiore efficacia UVA, una minore attività fotocatalitica e una colorazione beige con gradevole effetto uniformante nei confronti della cute.
Recentemente sono stati sollevati dubbi sulla sicurezza del Biossido di titanio in forma di nanoparticelle, soprattutto per il rischio che particelle così piccole di minerale possano penetrare attraverso la pelle provocando danni da accumulo nell’organismo: ad oggi, studi di approfondimento di questi aspetti sono in corso e in attesa di verifiche.
L’uso nei solari è consentito con un limite massimo di concentrazione pari al 25% ed è considerato un ingrediente sicuro, non irritante e più adatto alle pelli sensibili rispetto ai filtri chimici.
  • L’ossido di zinco (Zinc Oxide) – protettore raggi UVA ma ne esiste un tipo da nanotecnologia che funziona abbastanza bene anche per gli UVB.

Nell’INCI possono apparire con la seguente dicitura (anche in ordine sparso): Titanium Dioxide, Zinc Oxide e Trimethoxycaprylylsilane. I filtri fisici si trovano maggiormente nei solari bio ma vengono considerati meno protettivi dei filtri chimici: per esperienza personale, vi assicuro che svolgono egregiamente il proprio lavoro.

I filtri chimici invece sono:

  • Tinosorb
  • Ethylhexyl Methoxycinnamate
  • Ethylhexyloxyphenol methoxyphenyl triazine – questo ed il precedente sono segnati rossi sul Biodizionario ma sono considerati filtri stabili

Tutti e 3 sono ben tollerati anche dalle persone con pelle sensibile perché sono efficaci e stabili anche ad alte temperature e assicurano una protezione completa a UVA e UVB.

I filtri chimici si distinguono in filtri chimici fotostabili (ovvero quelli che riescono a proteggere la pelle dall’azione dei raggi solari per diverso tempo dopo l’applicazione della crema) che sono:

  • Octocrylene – filtro UVB
  • Mexoryl:

Terephthalylidene Dicamphor Sulfonic Ac = Mexoryl SX – filtro UVA

Drometrizole Trisiloxane = Mexoryl XL – filtro UVB

  • Tinosorb:

Bis-Ethylhexyloxyphenyl Triazine = Tinosorb S – filtro UVA e UVB

Methyilene Bis-Benzotriazolyl Tetramethylbuthylphenol = Tinosorb M – filtro UVA e UVB

  • Diethylhexyl Butamido Triazone – filtro UVA
  • Ethylhexyl Triazone – filtro UVB
  • Octyl methoxycinnamate = ethylhexyl methoxycinnamate – filtro UVB, messo da solo in formula regge in fotostabilità, ma se nell’INCI appre in co-presenza con l’avobenzone si destabilizza, ristabilizzandosi in presenza di octocrylene e/o Mexoryl e Tinosorb.

E filtri chimici non fotostabili:

  • Butyl Methoxydibenzoylmethane è l’avobenzone filtro UVA e parte UVB, è un filtro non fotostabile, è stabilizzato se in formula ci sono octocrylene e/o Mexoryl e Tinosorb
  • Ethylhexyl Salycilate (potreste ancora trovare da qualche parte octyl salicylate, vecchia denominazione, stessa sostanza): filtro UVB non fotostabile, si stabilizza in co-presenza con ethylhexyl triazone, tinosorb M o S, octocrylene, o mexoryl.

Infine, ecco i filtri cosiddetti “problematici“, possibilmente da evitare, cioè quelli che interagiscono con l’azione estrogena producendo radicali liberi:

  • 4-Methylbenzyliden Camphor (4-MBC) – Filtro UVB parziale UVA, risulta fotostabile ma è sotto osservazione dalla Commissione Scientifica Europea dei prodotti al consumo (SCCP) in quanto ci sono rischi di tossicità; con recente parere del 2008 SCCP valuta questo filtro solare sicuro quando introdotto per un massimo del 4% esclusivamente in prodotti da spalmare sulla pelle, mentre non può escludere rischi per la salute quando presente in prodotti spray, aerosol, o ingeribili tipo stick labbra, rossetti.
  • Octyldimethyl-PABA (OD-PABA)
  • Benzophenone-3 (Bp-3) e oxybenzone – generano radicali liberi, si accumulano per via sistemica e interferiscono con l’attività degli estrogeni.
  • Homosalate (HMS)
  • Octyl-Methoxycinnamate (OMC) – pare che da solo non regga tanto bene in fotostabilità quindi è meglio trovarlo in co-presenza di ethylhexyl triazone, tinosorb M o S, octocrylene, o mexoryl.

RIASSUMENDO

☀ Meglio comprare solari eco-bio con filtri fisici, se presente il titanium dioxide cercare i solari più ricchi in antiossidanti tipo vitamina C, gamma orizanolo, tea verde, estratto di carota, resveratrolo et similia che limitano eventuali danni

☀ Comprando solari con filtri chimici sceglierli solo tra quelli che comprendono nella formula Tinosorb S e M e Mexoryl XL e SX. Se cercate buone protezioni chimiche le migliori le trovate, incredibile ma vero, al supermercato, non in farmacia: i colossi della cosmetica della grande distribuzione fanno dei solari buoni e soprattutto sperimentati con test dermatologici su volontari.

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Ho già adocchiato i prodotti di quest’anno che intendo acquistare non appena avrò il tempo di mettere il naso fuori casa [se siete curiose di sapere quali ho utilizzato l’estate scorsa cliccate qui]: ve li mostrerò su Instagram e ve ne parlerò sul blog a fine stagione 🙂

Mi raccomando ragazze: proteggetevi sempre che col sole non si scherza. L’articolo di oggi termina qui e vi rimando al prossimo sempre a tema molto estivo 🙂 non perdetevelo!

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• ANTEPRIMA: Mini guida Anti-schifezze di Biotiful 🌱 •

Ciao figaccione 💙

Sono davvero contenta quest’oggi di parlarvi di una breve collaborazione con Biotiful ad un progetto da loro concluso.

Biotiful, un sito ormai abbastanza affermato su Internet con annessa app per il cellulare, che scommetto è più conosciuta da molte di voi rispetto al sito stesso.

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Infatti la app consente di scoprire e conoscere immediatamente l’INCI di un prodotto grazie all’elenco contenuto nel database; l’analisi dell’INCI si basa su più fonti nazionali ed internazionali quali Skin deep, Good Guide, CosIng… è infatti sufficiente riportare il nome o la marca del prodotto che verrà subito trovato dallo stesso database o semplicemente fotografando il codice a barre, nell’opzione Scanner, di un prodotto posseduto a casa per sapere quale sia la valutazione complessiva al riguardo.

Questo costituisce un modo veloce, soprattutto per le meno esperte, di capire se e quanto i prodotti che possediamo o vogliamo acquistare siano dannosi o meno per la nostra pelle.

Tengo a ricordarvi una cosa: la classificazione dei componenti avviene tramite il Biodizionario, un dizionario, appunto, reperibile online che classifica tramite l’assegnazione di “pallini” – rosso, giallo, verde a seconda della dannosità dell’ingrediente – i componenti inseriti nei cosmetici. E’ frutto di Fabrizio Zago, che è un chimico industriale sensibile all’ecologia e consulente Ecolabel e, lo stesso dizionario, viene redatto e aggiornato in base a quanto, soggettivamente, il componente viene considerato dannoso da egli stesso. E’, quindi, tutto relativo e principalmente, essendo Zago interessato alla biodegradabilità dei materiali, assegna i famosi pallini in base a questa capacità. Quindi, non è detto che un ingrediente contrassegnato da un pallino verde o giallo sia effettivamente innocuo per la nostra pelle!

Chiusa parentesi, vi invito a scaricarvi l’app 🙂 e a visitare il sito Biotiful se non l’avete mai fatto (basta cliccare sopra). Di cosa tratta il sito?

Questo sito è ben lontano dal voler sostenere il biologico a tutti i costi e non condanna assolutamente la chimica, scienza fondamentale molto spesso utilizzata ingiustamente con accezione dispregiativa; cerca, invece, di offrire una valutazione oggettiva degli effetti dei prodotti, basata su un’ analisi approfondita dei singoli ingredienti che li compongono. Durante la valutazione si devono tenere in conto più fattori, poiché non possono essere etichettati come nocivi soltanto i componenti notoriamente dannosi per l’uomo, ma anche quelli prodotti a discapito dell’ambiente e quelli che non sono ancora stati sufficientemente controllati.
L’obiettivo è di colpire le aziende che lucrano sull’utilizzo di questi componenti pericolosi per la nostra salute, i quali potrebbero essere facilmente sostituiti con equivalenti meno dannosi.

Essere consapevoli di cosa contiene un prodotto con cui la nostra pelle entra spesso in contatto, è uno strumento importantissimo, che ci permette di capire e valutare i suoi effetti benefici, la sua funzione ed il suo valore reale.

Inoltre è presente anche una sezione Shop in cui potete acquistare buoni prodotti ecobio 😀

Il progetto di cui vi parlavo sopra ha coinvolto pochi blog, contattati dallo stesso fondatore di Biotiful, scelti sulla base dell’attenzione e dell’interesse degli stessi alla composizione dei prodotti, ai rimedi naturali, al bio e alla cosmesi.

Il compito dei blog scelti è quello di presentare ai propri lettori e lettrici, in anteprima rispetto al lancio ufficiale, la Mini guida Anti-schifezze redatta dal team di Biotiful, che riporta tutte le informazioni essenziali per tenere alla larga gli ingredienti nocivi e acquistare i cosmetici in modo consapevole e sicuro.

Immaggdine

Vi ricordate il mio articolo Cos’è un INCI che vi ho pubblicato tempo fa? Ecco, questa è una guida simile, che potete scaricare e avere sempre a portata di mano per qualsiasi dubbio! 🙂

Per averla è facilissimo: non dovete fare altro che cliccare il link qui sotto

http://shop.biotiful.it/content/13-mini-guida

immettere il vostro nome e la vostra mail e vi verrà inviata immediatamente all’indirizzo di posta 😀 io l’ho già guardata e la trovo davvero interessante!

Penso che sia un’iniziativa allettante e diffondere questo tipo di conoscenze è sempre cosa giusta.

Vi ringrazio per la vostra attenzione e per aver letto quest’articolo 🙂 mi raccomando fate i bravi e scelte sagge!

Un bacio 💋

Firma6

☀ Piccola guida sui filtri solari e su come scegliere i prodotti per l’estate ☀

Buongiorno care 💛

Ho notato con piacere come sia stato apprezzato il precedente post sulla Guida agli INCI dei prodotti cosmetici (vi riporto il link per chi se lo fosse perso ed aggiungo che sarà soggetto ad aggiornamenti di volta in volta 🙂 ) e dell’esser venuta a conoscenza di una curiosa e positiva coincidenza: domenica pomeriggio mia mamma è andata al supermercato ed ha notato una madre e una figlia in preda alla lettura degli ingredienti dei prodotti da bagno nella sezione Bio XD mi ha detto che la madre prendeva i prodotti e la figlia, con l’aiuto di un foglio, individuava o meno la presenza di ingredienti dannosi. E’ stato divertente il fatto che questo sia accaduto il giorno dopo che abbia pubblicato il post sugli INCI e altrettanto simpatica l’idea che, magari, avessero usato proprio il mio di foglio 🙂 è già sicuramente da tempo che la gente pone attenzione a queste cose (per me è un mondo nuovo), ma l’ho trovata proprio una gran bella coincidenza… Che sia stato grazie a me o meno, mi fa ugualmente piacere! 😀

Ed ora, ladies and gentlemen, permettetemi di postarvi un’altra breve guida alla composizione dei solari: sappiamo tutti quanto sia importante proteggersi dal sole – dovrebbe accadere sempre ma soprattutto d’estate andando al mare – ed io, curiosando sul web, mi sono imbattuta in questo piccolo vademecum sui filtri solari tratto dal sito Sai cosa ti spalmi (potete cliccarci su). 

Allora amici e amiche, niente panico! I nomi sono più antipatici da ricordare, ma vi fate il vostro bel foglietto e, se volete (ovvio), ve lo portate dietro previo acquisto del prodotto. Ieri sono stata al supermercato ed ho fatto proprio così… guardando l’INCI prodotto per prodotto. Beata ignoranza: tutti i prodotti (solari, acque abbronzanti, oli, creme doposole) sono pieni di petrolati, siliconi, parabeni e PEG-PPG… soprattutto oli abbronzanti e creme doposole!! X_X

Più in là vi farò vedere cosa ho comprato io di decente. Ho fatto un mix di marche XD ma cominciamo!


Innanzitutto, il solare deve proteggerci sia dai raggi UVA, cioè quelli che creano l’invecchiamento e danni alle pelle, sia dai raggi UVB, cioè quelli che provocano arrossamenti e eritemi.

I solari possono esser costituiti da due tipologie di filtri: quelli fisici e quelli chimici.

Tra i filtri fisici si distinguono:

  • Il biossido di titanio (Titanium Dioxide) lo si può trovare anche come “optisol”– protettore raggi UVA
  • L’ossido di zinco (Zinc Oxide) – protettore raggi UVB

Questi si trovano maggiormente nei solari bio ma sono meno protettivi dei filtri chimici, per questo non vengono considerati totalmente filtri solari, proprio perché non proteggono molto.

I filtri chimici invece sono:

  • Tinosorb
  • Ethylhexyl Methoxycinnamate
  • Ethylhexyloxyphenol methoxyphenyl triazine – questo ed il precedente sono segnati rossi sul Biodizionario ma sono considerati filtri stabili

Tutti e 3 sono ben tollerati anche dalle persone con pelle sensibile perché sono efficaci e stabili anche ad alte temperature e assicurano una protezione completa a UVA e UVB.

I filtri chimici si distinguono in filtri chimici fotostabili (ovvero quelli che riescono a proteggere la pelle dall’azione dei raggi solari per diverso tempo dopo l’applicazione della crema) che sono:

  • Octocrylenefiltro UVB
  • Mexoryl:

Terephthalylidene Dicamphor Sulfonic Ac = Mexoryl SXfiltro UVA

Drometrizole Trisiloxane = Mexoryl XLfiltro UVB

  • Tinosorb:

Bis-Ethylhexyloxyphenyl Triazine = Tinosorb Sfiltro UVA e UVB

Methyilene Bis-Benzotriazolyl Tetramethylbuthylphenol = Tinosorb Mfiltro UVA e UVB

  • Diethylhexyl Butamido Triazonefiltro UVA
  • Ethylhexyl Triazonefiltro UVB
  • Octyl methoxycinnamate = ethylhexyl methoxycinnamatefiltro UVB, messo da solo in formula ancora regge in fotostabilità, ma se in co-presenza con l’avobenzone si destabilizza, ristabilizzandosi in presenza di octocrylene e/o Mexoryl e Tinosorb.

E filtri chimici non fotostabili:

  • Butyl Methoxydibenzoylmethane è l’avobenzone filtro UVA e parte UVB, è un filtro non fotostabile, è stabilizzato se in formula ci sono octocrylene e/o Mexoryl e Tinosorb
  • Ethylhexyl Salycilate (potreste ancora trovare da qualche parte il fu octyl salicylate, vecchia denominazione, stessa sostanza): filtro UVB non fotostabile, si stabilizza in co-presenza con ethylhexyl triazone, tinosorb M o S, octocrylene, o mexoryl.

Infine, ecco i filtri cosiddetti “problematici”, cioè quelli che interagiscono con l’azione estrogena producendo radicali liberi:

  • 4-Methylbenzyliden Camphor (4-MBC)Filtro UVB parziale UVA, risulta fotostabile ma è sotto osservazione dalla Commissione Scientifica Europea dei prodotti al consumo (SCCP) in quanto ci sono rischi di tossicità; con recente parere del 2008 SCCP valuta questo filtro solare sicuro quando introdotto per un massimo del 4% esclusivamente in prodotti da spalmare sulla pelle, mentre non può escludere rischi per la salute quando presente in prodotti spray, aerosol, o ingeribili tipo stick labbra, rossetti.
  • Octyldimethyl-PABA (OD-PABA)
  • Benzophenone-3 (Bp-3) e oxybenzone
  • Homosalate (HMS)
  • Octyl-Methoxycinnamate (OMC): pare che da solo non regga tanto bene in fotostabilità quindi è meglio trovarlo in co-presenza di ethylhexyl triazone, tinosorb M o S, octocrylene, o mexoryl.

Consigli spiccioli:

  • Evitare i solari con oxybenzone=benzophenone-3 in quanto genera radicali liberi, si accumula per via sistemica, interferisce con l’attività degli estrogeni;
  • Evitare i solari che hanno filtri con attività estrogena (vedi sopra)
  • Lavare sempre accuratamente i solari dalla pelle, mai andare a dormire con il solare in faccia o sul corpo.

Il forum di Lola consiglia:

  • Meglio comprare solari eco-bio con filtri fisici, se presente il titanium dioxide cercare i solari più ricchi in antiossidanti tipo vitamina C, gamma orizanolo, tea verde, estratto di carota, resveratrolo et similia che limitano eventuali danni
  • Comprando solari con filtri chimici sceglierli solo tra quelli che comprendono nella formula Tinosorb S e M e Mexoryl XL e SX. Se cercate buone protezioni chimiche le migliori le trovate, incredibile ma vero, al supermercato, non in farmacia: i colossi della cosmetica della grande distribuzione fanno dei solari buoni e soprattutto sperimentati con test dermatologici su volontari (…).

Boh ragazze, ce la possiamo fare 👌

Per agevolarvi, se avete intenzione di acquistare i solari al supermercato, posso dirvi che ho controllato quasi tutte le marche presenti (mi manca l’Omia e un’altra marca, mi pare) e contengono tutte schifezzuole varie (io sono stata all’Auchan). Poi magari voi siete fedeli a certe case cosmetiche e preferite continuare ad acquistare quelle 🙂 ad ogni modo, spero che questo breve promemoria possa tornarvi utile.

Un bacio e un abbraccio a tutte/i voi 💋

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• Cos’è un INCI? Come imparare a leggerlo per riconoscere le caratteristiche dei prodotti e l’eventuale “dannosità” di questi sulla nostra pelle •

Ciao bellezzeee 💜

Se nell’ultimo post ero stra-scazzata (e inca**ata), oggi mi sento molto energica 😀 . Dopo l’esperienza con lo shampoo all’estratto di miglio e soja de l’Erbolario (cliccate sopra per leggere) non ho perso tempo ad andare su internet e documentarmi su altre tipologie di shampoo, non solo di questa ma di altre aziende in generale.

Il mio intento era quello di imparare a capire la composizione dei prodotti e imparare a leggerla e ad interpretarla correttamente per sfuggire alle fregature e alle schifezze che ci vendono nel mercato (spesso facendoci passare il piombo per oro).

Solitamente, in generale, cerco sempre recensioni sui prodotti su internet, imbattendomi in due forum molto famosi e molto ricchi di recensioni e nozioni utili al mio scopo: L’angolo di Lola e Sai cosa ti spalmi (vi cosiglio di dare un’occhiata per levarvi ogni dubbio). Solo che sono così ricchi di cose che mi confondo quando ne cerco qualcuna io XD e quindi ho spesso lasciato stare.

Ma ieri mi sono imbattuta sul canale Youtube di Carlitadolce: non la conoscevo prima d’ora e devo dire, in modo molto sincero, che l’ho trovata piacevolissima da seguire, chiara nelle spiegazioni e veritiera nelle sue informazioni (nonostante le numerose critiche che riceve, ma questo è un discorso che non interessa a noi qui). E’ grazie a lei, in alcuni dei suoi primi video, se ho FINALMENTE capito come funziona la composizione dei prodotti e come la si legge correttamente! 💜 *felicissima!* … ed ora, voglio condividere questa conoscenza con voi 🙂 sperando di fare cosa gradita. Cominciamo!


Trovandovi tra le mani un prodotto e ponendo attenzione alla sua composizione (INCI), bisogna, innanzitutto, sapere che l’ordine col quale gli ingredienti sono posti all’interno dell’INCI non è casuale: viene riportato prima il prodotto presente in quantità maggiore fino ad arrivare a quello in quantità minore. Di conseguenza, sulla base della valutazione del Biodizionario, prodotti con componenti che presentano un pallino rosso o due pallini rossi sarebbero da evitare: ancor di più, se si trovano all’inizio della formula. Se questa è considerata accettabile e verso la fine si trova un ingrediente con un pallino rosso, si può sorvolare e acquistare il prodotto. Stessa cosa per i componenti con un solo pallino giallo (a meno che non vi siano molti ingredienti a pallini gialli, anche in questo caso sarebbe meglio posare il prodotto).

* Il Biodizionario è un dizionario, appunto, reperibile online che classifica tramite l’assegnazione di “pallini” – rosso, giallo, verde a seconda della dannosità dell’ingrediente – i componenti inseriti nei cosmetici. E’ frutto di Fabrizio Zago, che è un chimico industriale sensibile all’ecologia e consulente Ecolabel e, lo stesso dizionario, viene redatto e aggiornato in base a quanto, soggettivamente, il componente viene considerato dannoso da egli stesso. E’, quindi, tutto relativo e principalmente, essendo Zago interessato alla biodegradabilità dei materiali, assegna i famosi pallini in base a questa capacità. *

La prima regola è evitare di acquistare shampoo e detergenti dove il primo ingrediente sia il sodium lauryl sulfate o ammonium lauryl sulfate: sono tensioattivi molto irritanti e sgrassanti che si presentano aggressivi. Il primo, l’SLS, è segnato verde sul Biodizionario semplicemente perché è biodegradabile, ma non significa che faccia bene alla nostra pelle.

Al posto dell’SLS, al secondo posto o tra i primi della formulazione, possiamo incontrare un altro tensioattivo, lo SLES (il sodium laureth sulfate): il termine finisce in “eth” e significa che è sintetico. E’ segnato giallo sul Biodizionario solo perché è meno biodegradabile dell’altro, ma in effetti è anche meno aggressivo dell’SLS. E’ preferibile, comunque, evitarlo.

La presenza dello SLES è accettabile se è messo in una formula controbilanciata da un tensioattivo anfotero, come la betaina (esempio cocamidopropyl betaine o sodium cocoamphoacetate), che bilancia l’aggressività dello SLES stesso. Infatti, quest’ultimo non è necessario che venga rifiutato a priori, ma deve essere inserito in una formulazione corretta come la seguente:

AQUA, SODIUM LAURETH SULFATE, COCAMIDOPROPYL BETAINA o cocoamphoacetate (o altri tensioattivi surgrassante come i glucodisi) E SODIUM CHLORIDE! Quest’ultimo deve stare SEMPRE DOPO LA BETAINA!

Quando si presenta la seguente formulazione, allora si sa che il prodotto non sarà aggressivo!

Il sodium chloride è il sale, che spesso viene posto subito dopo lo SLES, causando forte aggressività. Poichè lo SLES è un tensioattivo che si addensa facilmente con elevate quantità di sale, molte aziende, per risparmiare, utilizzano elevate quantità di sodium chloride ponendolo subito dopo lo SLES, rendendolo troppo aggressivo. La betaina posta prima controbilancia l’aggressività dello SLES.

Questa regola vale anche se troviamo sodium cocete sulfate, sodium mireth sulfate e sodium pareth sulfate (anch’essi SLES).

Se dopo sodium troviamo dei numeri (esempio sodium c12-13 pareth sulfate) EVITIAMO perché è un derivato del petrolio ed è molto aggressivo.

Negli shampoo totalmente ecobio, vengono inseriti tensioattivi delicati (che sono da preferire in generale) come il sodium lauroyl sarcosinate. Quando trovate questo, andate sul sicuro 🙂


Altre sostanze dalle quali diffidare se sono presenti nella composizione sono i PETROLATI, ovvero oli minerali derivati dalla lavorazione del petrolio che alla lunga occludono i pori e non lasciano traspirare la pelle. Ecco come si presentano:

  • Petrolatum
  • Isopropyl – (isopropyl palmitatoisopropyl myristate, isopropyl glycol)
  • Paraffinum liquidum
  • Vaselina
  • Mineral Oil
  • Cera microcristallina (Microcrystalline Wax)
  • Paraffina
  • Propylene glycol

Diffidare dai SILICONI: ci vogliono mesi prima di eliminarli dai capelli provocando secchezza e ci si accorge del danno al capello dopo che non li si usano più. Finiscono in:

  • –one, -thicone, -siloxane, -silanoil
  • Dimethicone
  • Amodimethicone
  • Cyclomethicone
  • Ciclopentasiloxane
  • Dimethiconol
  • Trimethylsiloxysilicate
  • Quaternium 80 – lo si trova spesso sui balsami
  • Quaternium 15

Se sono presenti verso la fine della formula e in piccole quantità, sono leggermente più tollerabili. Danno la sensazione di avere la pelle liscia e idratata che in realtà non è, perché è il silicone che crea questo strato finto su di essa. Sporcano i capelli e sono difficili da eliminare. Anche i famosi cristalli liquidi che si acquistano soprattutto quando si va al mare non sono altro che siliconi e quindi illusori del reale effetto che realizzano sui capelli.

Evitate i PARABENI, un gruppo di elementi chimici diffusi da tempo in molti prodotti farmaceutici, alimentari e cosmetici, poiché utilizzati come conservanti per le loro proprietà fungicide e battericide. Secondo l’industria cosmetica, si tratta di ingredienti indispensabili per garantire la sicurezza e la qualità di molti prodotti di utilizzo quotidiano, quali alimenti, medicinali, prodotti per la casa e cosmetici. Una volta aperti, quest’ultimi potrebbero infatti alterarsi in seguito a una contaminazione provocata da batteri, funghi e muffe, provocando irritazioni, infiammazioni e perfino infezioni della pelle. Grazie all’utilizzo di sostanze efficaci e a basso costo come i parabeni, quindi, i cosmetici più soggetti al rischio dell’inquinamento batterico riuscirebbero a conservarsi in modo ottimale per un determinato periodo successivo al loro avvio. Controllate tutti gli ingredienti che terminano col suffisso –paraben.

Continuiamo con le SOSTANZE SINTETICHE da evitare quali PEG (Polietilenglicole o glicole polietilenico) e PPG (Polipropilenglicole o glicol polipropilenico), Glicol: queste inquinano, fanno male alla pelle e sono aggressive specie se si trovano tra i primi posti della formulazione. La maggior parte di queste sostanze sono composte da numeri dispari e sono classificate col pallino rosso sul Biodizionario nell’80% dei casi. Se la formulazione del prodotto è accettabile, al limite il PEG o PPG deve essere un numero basso tipo 10 o 20, ma sicuramente meglio quando non è presente completamente.

Altre sostanze sintetiche sono caratterizzate da queste sigle:

  • DEA (Diethanolamine)
  • MEA (Monoethanolamine)
  • TEA (Triethanolamine)
  • MIPA (Isopropylamine)

Esempio Cocamide Mea o Lauride Dea in presenza di nitrati, nitriti, ossido di azoto rilasciano formaldheyde creando nitrosammine.

Possiamo trovare l’EDTA (esempio il tetrasodium EDTA) che è un emulsionante usato in dosi fisse, quindi che stia all’inizio o alla fine della formula non ci interessa personalmente perché non crea danno a noi e alla nostra pelle ma all’ecosistema marino, quindi ai pesci. Se rispettiamo l’ambiente in cui viviamo e vogliamo evitare di mangiarle pure le schifezze (dato che ci cibiamo di pesce) oltre a spalmarcele addosso, meglio preferire prodotti senza quest’ingrediente.

Occhio anche ad alcuni COLORANTI come benzene, naftalene, fenolo, xilene e creosolo.

E in conclusione, stiamo alla larga dai CONSERVANTI che rilasciano formaldheyde (una sostanza accertata e riconosciuta come cancerogena) e vanno, perciò, evitati. Sono i seguenti:

  • Imidazolidinyl urea e diazolidinyl urea
  • Methylchloroisothiazolinone
  • Methylisothiazolinone – questo e il precedente, se sono gli unici col pallino rosso, ci si può chiudere un occhio
  • Triclosan – è spesso presente nei deodoranti e si evita perché si accumula nel corpo, entra in circolo (col rischio di provocare allergie) e lo si ritrova anche nel latte materno!
  • BHA – butilidrossianisolo – E320
  • BHT – butilidrossitoluene – E321
  • Carbomer assieme a radici quali crosspolymer o acrylate(s) o styrene o copolymer o nylon
  • Triethanolamine
  • DMDM hydantoin, sodium hydroxymethylglycinate, chlorexidine, nonoxynol o poloxamer
  • Bronopol, Kathon, Bronidox
  • I -trimonium e i -dimonium.
  • Evitare i conservanti in bromonitro e cloro: 2-bromo-2-nitropropane-1, 3-diol, 5-bromo-5-nitro-1, 3-dioxane, methyldibromo glutaronitrile, clorofernesina, 5-cloro-2-(2,4-diclorofenossi) fenolo.

Spero di non avervi annoiato con questo lungo post di nomi strani 🙂 ho provato, oggi al supermercato, a scegliere prodotti migliori rispetto ad altri… ma non è facile :/ magari contengono ingredienti che qui non sono citati ma ugualmente “cattivi”, e la cosa diventa semplice solo se si è laureati nel settore xD e andando a dare un’occhiata ai prodotti che ho in casa…….. meglio non parlarne!

Se qualcuna/o di voi ha delle nozioni in più o un’altra dritta da voler condividere qui, ovviamente sono più che gradite!! 🙂

Per ora è tutto. Un bacio e una buon sabato 💋

Firma2

* PS: questo, per il suo contenuto, è un post che può essere soggetto ad aggiornamenti. Vi lascio il seguente link per confronti: Blog di Il laboratorio del movimento *